LA MORTE DEL MASCHIO, GENITORIALITA' A RISCHIO
I DANNI DEL FEMMINISMO
Oggi rispetto al passato assistiamo a un’insicurezza insieme a uno spasmodico bisogno di amore dei genitori verso i propri figli. In passato, invece, nonostante un’educazione dei figli più rigorosa questi ultimi hanno sempre mantenuto un forte legame verso i propri genitori. Cosa sta succedendo allora? Vediamolo insieme.
Nel cammino verso la felicità per chi è genitore, o si appresta a diventarlo, è molto importante riuscire a costruire un clima in famiglia fatto di amore e rispetto verso tutti i componenti familiari, pena il caos e la sofferenza del nucleo familiare con un consequenziale “adieu” all’agognata felicità. Ecco perché ho deciso di affrontare sul sito anche questo argomento che reputo delicato e importante.
In questo articolo non tratterò quegli aspetti dell’educazione positivi che la gran parte dei genitori mette già in atto: promuovere talenti e attitudini attraverso lo sport e la musica, o incoraggiare la socialità grazie alla scuola e alle attività extra scolastiche. Lo scopo di questo post è una riflessione critica su quegli aspetti che oggi hanno messo in crisi le figure genitoriali.
Cominciamo col dire che il maschilismo per millenni ha portato con sé molti danni, che tutti conosciamo, ma ai più sta sfuggendo che il tanto sbandierato femminismo ne sta creando altrettanti. Non a caso il femminismo è un termine che finisce anch’esso con il suffisso -ismo, il che lo identifica già etimologicamente in un’accezione negativa, come non ricordare il naz-ismo, il fasc-ismo, il comun-ismo, il razz-ismo?
Il femminismo è un movimento con alcuni aspetti negativi, come lo è il maschilismo.
Il maschilismo ha fortemente danneggiato le donne, ma il femminismo sta creando degli svantaggi notevoli. Basta fermarsi a pensare che oggi le donne, dopo aver agognato per anni la libertà, si ritrovano non solo ad accudire i figli e la casa, ma lavorano anche. Inoltre, il femminismo come primogenita ha partorito la libertà sessuale, che è sempre svilente per l’animo umano. Svilente per tutti, uomini e donne. La libertà sessuale, un tempo appannaggio solo degli uomini, ha portato le donne, ancora una volta, ad essere sfruttate sessualmente dagli uomini. È sufficiente dare un’occhiata a cosa sta succedendo oggi: donne adescate sui social, manipolate, portate a letto e dopo due giorni scaricate, se questo è essere uomini abbiamo poco di cui gioire. C’è da dire però che una donna emotivamente sana e con esperienza, difficilmente si lascerà sfruttare.
Il femminismo nato come movimento per tutelare le donne si è trasformato in un’arma contro entrambi i generi.
Nei programmi tv, sui giornali, nei film e video musicali, lo stereotipo della “donna oggetto” è pervasivo ed enorme. La donna oggetto è per antonomasia l’aspetto più negativo e terrificante del maschilismo. Quando una donna accetta di passare solo per la "bella", la sua dignità scompare per lasciare il posto a un corpo oggettivizzato, che la svilisce, perché la rende mero oggetto di piacere. La vera libertà per le donne è evitare di alimentare il maschilismo con comportamenti illusoriamente femministi, che si traducono nella realtà come carburante che alimenta gli stereotipi maschilisti. É quanto meno contraddittorio.
CONSEGUENZE DEL FEMMINISMO: LA MORTE DEL MASCHIO E DEL PADRE
Un aspetto del femminismo che sta snaturando e svalutando la figura del maschio, è la perdita delle differenze biologiche e psichiche di genere. Dobbiamo aver chiaro che la donna non potrà mai essere uguale all’uomo e viceversa, e meno male! Vogliamo uniformare ciò che Il Padre Eterno ha diversificato così bene proprio per avere famiglie felici e amorevoli?
Una donna che vuole sostituire in tutto l’uomo, lo annichilisce, svilendo anche se stessa. Pensate alle donne che vogliono avere tutto il potere sul lavoro o in famiglia o spesso in entrambi gli ambiti, probabilmente vorranno avere l’ultima parola anche sull’educazione tout court dei figli, senza tener conto di quanto sia importante il rapporto affettivo ed educativo con il padre.
Oggi gli uomini hanno paura, si sentono schiacciati sia dall’aggressività delle donne, sia dai bombardamenti mass-mediatici di stampo femminista.
Non poche donne hanno fatto dell’aggressività il loro modus operandi.
La troppa aggressività non ha nulla a che fare con la costruzione di una relazione d’amore sana (se vuoi approfondire leggi l’articolo sull’assertività).
L’uomo oggi si sente pressato, ha paura dell’universo femminile, che è bellissimo se epurato dall’eccessiva aggressività, figlia di un femminismo indottrinato.
Il maschio sta morendo, e se muore il maschio chi farà da padre?
La parola padre etimologicamente significa “recinto”, “confine”. Il padre è colui che pone delle regole. Parola oggi che fa venire l’orticaria a molte persone, in una società come la nostra, invasa da un’epidemia di narcisisti, immaturi, egocentrici. L'Universo è retto da regole matematiche, un’azienda ha delle regole, un onlus pure, una famiglia idem, ogni relazione umana ne ha, seppur non scritte vanno rispettate, pena la rottura del rapporto, se ripetutamente infrante da uno o entrambi i soggetti in relazione.
Anche il singolo individuo deve dare delle regole a se stesso in caso contrario ci sarà il caos, e il fallimento personale e professionale. Va da sé che tutti gli eccessi sono sbagliati. Troppe regole o nessuna regola non va bene. In tutte le cose ci vuole buon senso.
Ma quali caratteristiche dovrebbe avere e sviluppare un maschio vero? E il padre? Vediamole insieme:
LE CARATTERISTICHE DEL VERO MASCHIO
- La forza, che non è prepotenza né arroganza.
- La virilità che non è fare il don Giovanni.
- La protezione che non significa soffocare.
- La sicurezza, compresa quella economica.
- L’autorevolezza, che non è autorità.
LE CARATTERISTICHE DEL VERO PADRE
- Dà regole sane ed è capace di farle rispettare, senza che la madre ostacoli il processo sminuendo l’autorevolezza del marito.
- Pone limiti al figlio attraverso i sani NO, anche i no sono espressioni d’amore.
- Lo educa e lo istruisce alla vita, ci si augura al rispetto di sé e del prossimo, nessun escluso.
- Lo protegge quando necessario dalle difficoltà, sì ma non quando il figlio ha 30 anni.
- Gli fa da esempio, da modello, ma non solo su quale squadra di calcio tifare da adulto.
- Gioca con lui. Non ho inserito a caso questo punto per ultimo perché non di rado oggi i padri si limitano solo a questo, relegando tutta l’educazione alla madre.
Il bambino nasce dalla madre per andare al padre. In questa frase c’è tutto il senso della genitorialità padre-madre. Il bambino nasce dalla madre, viene da lei accudito, nutrito, protetto, sostenuto dal suo amore; ma ad un certo punto deve farsi da parte, solo un po’, per consegnarlo nelle mani sicure del padre. Il ruolo del padre ha un’importanza educativa enorme, deve dare regole, porre limiti all’ego del bambino per evitare manie di onnipotenza una volta adulto. La madre è la figura del sì, il padre è la figura del no. Viziare i propri figli potrebbe generare uomini/donne incapaci di affrontare la vita adulta o narcisisti incapaci di vedere l’altro come un essere umano ma solo come un oggetto da sfruttare.
Un "no" può essere più educativo e formante per l’autostima, rispetto a mille sì, ma ci vuole coraggio! Il coraggio è delle persone adulte e mature. Vi invito a riflettere su questo punto: quello che abbiamo imparato nella vita, lo abbiamo capito nelle gioie o nelle sofferenze?
Le gioie, come i sì da dire al bambino, sono importanti, ma mai meno importanti dei no, anche accompagnati da divieti a tempo: privarlo di qualche oggetto per qualche ora, oppure non dargli tutto quello che chiede. La frustrazione del figlio generata dal no del genitore lo abituerà a convivere ed affrontarne frustrazioni più grandi già in età adolescenziale. Si pensi alla prima delusione d’amore, o alle prese in giro dei compagni a scuola, o alla perdita di un lavoro in età adulta.
Oggi siamo passati da un’educazione dei troppi no di qualche decennio fa, a un’educazione dei tutti sì. Come sempre la verità è nel mezzo mai negli opposti.
L’Italia, purtroppo, rispetto ad altre Nazioni Europee si caratterizza anche per il mammon-ismo, vi ricorda qualcosa questo suffisso?
Allora cosa possiamo fare? Il punto di partenza è recuperare rispetto e fiducia reciproca tra i coniugi; riacquisire una distinzione dei ruoli padre-madre; iniziare a dire piccoli no ai figli. Si cresce anche attraverso l'informazione, per questo consiglio di approfondire gli argomenti sulla distinzione dei ruoli genitoriali, sul rapporto di coppia sano paritario tra “maschio” e ”femmina”. Non dobbiamo lasciarci possedere dalle nostre ferite interiori, che rischiamo di proiettare sul nostro partner o peggio ancora anche sui nostri figli, spesso in modo inconsapevole.
Ti è mai capitato di dire a tuo figlio esattamente la stessa cosa negativa che ti diceva tua madre o tuo padre?
Mettere in atto parole e azioni negative che abbiamo vissuto sulla nostra pelle riversandole identiche sui nostri figli è il maggior pericolo.
Dobbiamo, invece, imparare a scrollarci di dosso i modelli negativi appresi, ma la soluzione non è in un’educazione dei soli sì, ma in una miscela sapiente fatta di sì e di no detti al momento giusto, per amore dei figli. Essere buoni genitori richiede una riflessione seria, profonda, sulle nostre responsabilità e sulle ripercussioni educative, perché queste ripercussioni i figli se le porteranno dietro per tutta la vita.
Ogni genitore vuole il meglio per i suoi figli, per questo è necessario che le madri facciano le madri, liberandosi da quegli aspetti negativi del femminismo, e i padri facciano i padri con autorevolezza e fermezza, anch’essi liberi da tracce di maschilismo, imponendo regole sane e divieti, e non riducendo il loro ruolo a semplici compagni di gioco.
"Genitori non si nasce, si diventa" è vero solo in parte, perché con l’esperienza possiamo imparare a capire i bisogni fisiologici dei nostri figli, ma un’approfondita conoscenza sul tema ci educa a relazionarci con loro in un modo emotivamente sano. In alcuni casi un percorso di terapia di coppia potrebbe essere necessario.
L’amore sano e maturo tra i coniugi che si riversa come amore verso i figli è la chiave di una vera e autentica genitorialità, che sia libera da buonismi genitoriali dannosi, ma ricca di bontà. Il buonismo non contempla doveri, regole e divieti ed è per questo che il buonismo è peggio del male, la bontà invece comprende sia affetto che regole da far rispettare, ecco perché solo la bontà, e non il buonismo, è vero amore!
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